LA SUA STORIA DIVENTA UN FILM

LA SUA STORIA DIVENTA UN FILM

Nel nome del Covid è scritto il suo destino: Carlo Olmo volontariamente invia donazioni. Fa venire la pelle d’oca, ma è lo stesso Carlo Olmo a identificare nel nome del virus – che in meno di un anno ha messo in ginocchio l’umanità – l’acronimo della sua missione.
La vita dell’avvocato di Vercelli è una missione, al servizio del prossimo, non solo in questo momento di pandemia. Tanto da ispirare  il film “Lupo Bianco” che uscirà nelle sale cinematografiche all’inizio del 2021.

La storia di Carlo Olmo è salita alla ribalta delle cronache nazionali solo negli ultimi mesi: l’avvocato vercellese – con la passione per le filosofie e per le discipline orientali, fondatore  dell’Accademia Shen Qi Kwoon Tai – a marzo grazie ai suoi contatti privilegiati con la comunità cinese in Italia e in Oriente è riuscito a reperire a sue spese (sborsando oltre 200 mila euro) un carico ingente di Dpi. Mascherine e dispositivi di protezione individuale che in quel momento in Italia erano introvabili. Questa merce preziosa è arrivata direttamente all’Accademia del maestro vercellese  che l’ha donata alla comunità di Vercelli, agli ospedali del territorio, alle case di riposo, ai medici di famiglia, riuscendo a far arrivare carichi anche ad alcuni ospedali lombardi e liguri in quel momento in forte affanno. Grazie al suo gesto e alla sua generosità il benefattore piemontese è stato insignito dal Presidente della Repubblica dell’onorificenza di Cavaliere per aver fornito un contributo importante contro la diffusione del virus.
Una storia di estrema generosità che ha colpito Diego Cammilleri che ha deciso di farne un film. Un lungometraggio che ripercorre tutta la vita di Carlo Olmo perché, questa la battaglia contro il Covid, è solo la parte finale di un’esistenza intensa e anche molto sofferta. Una sensibilità spiccata, frutto anche di un’infanzia di dolore in orfanatrofio dove il piccolo Carlo è stato vittima di abusi sessuali. Poi il riscatto e la rinascita grazie al papà adottivo che, colpito da quel volto più triste rispetto a quello degli altri bambini, lo ha portato via da quella casa di sofferenza per regalargli un futuro migliore. Circondato da affetto e attenzioni Carlo ha seguito le orme del padre diventando un avvocato, ma nel frattempo ha coltivato il suo interesse per le filosofie orientali e le arti marziali, nato da un fortuito incontro con il maestro Hi che lavorava in un ristorante cinese della sua città. La profonda saggezza orientale e le arti marziali lo hanno accompagnato e formato durante l’adolescenza, pur continuando il suo percorso di studio e intraprendendo poi la professione di avvocato. Ma quell’interesse verso l’Oriente non si è mai sopito, anzi è cresciuto e ha portato Carlo Olmo ad approfondirlo direttamente in Cina.
Poi un sogno premonitore ad annunciare la venuta del Covid e la sua missione di combatterlo facendo donazioni. Incarnando, come una premonizione, la figura del lupo bianco (che dà il titolo al film) simbolo, secondo i nativi americani, della capacità di saper discernere il pericolo e di operare per il bene della comunità. Un impegno al quale, fin dalla prima ondata, Olmo sta assolvendo.
La produzione cinematografica di “Lupo bianco” è già al lavoro: il film è diretto da Tony Gangitano e scritto da Stephanie Beatrice Genova, con le musiche di Serena Rubini, Marco Giva, Silvia Poy e Francesco Cilione. Le riprese inizieranno nei primi mesi dell’anno nuovo  dividendosi tra Vercelli e provincia, Bergamo, Palermo e Roma. Intanto a  a breve si terranno  i provini tramite streaming  per alcune parti e per le comparse.
Ma “Lupo bianco” va oltre una bella storia da raccontare e un bel film da vedere: ha una missione educativa. Il lungometraggio è patrocinato dal Ministero della Pubblica Istruzione e sarà proiettato nelle scuole italiane il prossimo anno scolastico. Affinché l’esempio sociale e umano di Carlo Olmo diventino modelli per le nuove generazioni.

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